Tecnica

Arco Compound

Arco Compound

Anche ritenendo che, sulla base degli elementi precedentemente esposti e con l'ausilio delle illustrazioni inserite in questo compendio, il neofita sappia come predisporre un attrezzo all'uso, prima di affrontare l'argomento che riguarda la tecnica di tiro sono necessarie alcune altre indicazioni.
Prendendo in considerazione, quale arco da apprendimento, il monolitico o quello smontabile e rimandando per il compund ad uno specifico capitolo, l'arciere dovrà operare due scelte, una riguardo la lunghezza, l'altra la potenza dell'attrezzo.
La lunghezza di un arco per il tiro al bersaglio è vincolata all'allungo del tiratore; per allungo si intende la lunghezza di quella parte di asta che va dall'appoggia freccia alla cacca quando il tiratore, in completa trazione, si accinge a scoccare.
Generalmente si usa dire dal punto di perno alla cacca, intendendo per punto di perno la parte più interna dell'impugnatura, sulla verticale della quale, negli archi predisposti, si trova il foro filettato per l'inserimento del bottone elastico; per gli archi che non ne disponessero, l'appoggia freccia sarà posizionato in mezzeria di questa verticale, nella parte bassa della finestra.
Per un allungo sotto i 26", l'arco dovrà essere di 64"; per uno da 26" 1/2a 27", sarà da 66"; per uno da 27" 1/2a 29", sarà da 68" e per allunghi superiori, da 70"; un pollice equivale a cm. 2,54.
La lunghezza degli archi richiede una specifica misura della distanza arco-corda; generalmente suggerita dal fabbricante, segnaliamo quelle più adottate: per archi da 66", dal punto di perno al punto di incocco, 8" 1/2- 8" 3/4, per 68", da 8" 3/4a 9, per 70", da 9" a 9" 1/4.
La messa a punto si ottiene aumentando o diminuendo il numero dei giri della corda.
Per il tiro di caccia vengono impiegati archi molto corti, con potenti libbraggi.
Per l'altra scelta, quella della potenza, bisogna tener conto delle condizioni fisiche del tiratore e del notevole numero di frecce scoccate durante le gare di tiro al bersaglio;nel tiro alla targa FITA,specialità olimpica, l'arciere deve tirare 150 frecce, nella gara di tiro di campagna 112, generalmente durante un percorso di alcuni chilometri con continui dislivelli, particolarmente impegnativo.
AI neofita che dovrà, con il necessario allenamento, acquisire la tecnica di tiro, è consigliabile una scelta orientata su potenze modeste, anche perché una corretta esecuzione non è possibile in condizioni di sforzo eccessivo.
Indicativamente, si possono suggerire potenze attorno alle20-25 libbre per ragazzi e donne e 30-35 libbre per gli uomini; una libbra equivale a gr. 453,5.
La potenza, segnalata dai fabbricanti sul flettente inferiore di ogni arco, corrisponde ad un allungo di 26" e 1/4 al punto di perno, per ogni pollice in più di allungo si ottiene un incremento di due libbre, una diminuzione nella stessa misura per allunghi inferiori.
Con un dinamometro è possibile verificare con esattezza la potenza dell'arco al proprio allungo.
Introducendo la tecnica di tiro occorre rilevare che la possibilità di colpire un bersaglio, posto ad una data distanza, con precisione e per ripetute volte, richiede due condizioni: disporre di un mirino o della punta della freccia quale collimazione e compiere un'azione che consenta di scoccare la freccia con assoluta ripetitività.
Tra i più noti sistemi di mira, quello della carabina dispone di una tacca di mira e di un ponticello, che vengono traguardati verso il bersaglio; con l'arco, invece, il tiratore dispone solamente del mirino, o della punta della freccia, paragonabili alla tacca di mira.
Dovendo crearsi un secondo punto di collimazione, equivalente al ponticello, il tiratore si vale della base del mento, ove ancorerà la mano che tende la corda e della punta del naso, quale ulteriore contatto di precisione.
/ Risulta evidente che, se l'azione sarà sempre esatta, la posizione della cocca della freccia, rispetto all'occhio dominante dell'arciere, che traguarda il mirino nel bersaglio, sarà sempre identica, consentendo una ripetitiva precisione dei tiri.
Alcuni tiratori stile libero, invece della base del mento, utilizzano un contatto laterale sotto la mascella.
Questa fase del gesto tecnico viene definita ancoraggio; il termine usato, pur rendendo bene l'idea del suo scopo, tende a farlo considerare un punto di sosta, che non corrisponde a quanto richiesto da una corretta impostazione del tiratore.
È da ritenersi più appropriata la definizione di punto di contatto.
Gli arcieri che adottano il mirino agganciano la corda con l'indice sopra la cacca della freccia e il medio e l'anulare sotto ed è per tale uso che le patelette sono provviste di una fessura per la cacca; questo aggancio è definito "mediterraneo".
Gli arcieri della divisione arco nudo agganciano invece la corda con tutte e tre le dita interessate sotto la cacca ed ancorano sullo zigomo; nel capitolo specifico di questo stile saranno chiariti i motivi di tale scelta.
La moderna tecnica di tiro, valendosi anche dell'apporto di ricerche e studi su basi scientifiche, persegue Io scopo di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.
L'evoluzione di questa pratica sportiva ha dimostrato decisamente positiva l'adozione di quella che viene definita "azione dinamica".
Il principio fondamentale è costituito da un'azione senza soste, nella quale l'impegno muscolare dovrà essere fluido e continuo; pur essendo previsto un rallentamento del gesto che consenta la collimazione col bersaglio ed il contatto con il mento, questa azione esclude qualsiasi arresto.
Per una corretta esecuzione è determinante l'apporto dei muscoli delle spalle e della schiena che, dopo il primo breve tratto di apertura dell'arco, intervengono nell'azione, contribuendo alla sua fluidità.
Il lavoro delle braccia è comunque presente, specialmente del braccio dell'arco, che non deve avere solamente la funzione di un palo rigido che sostiene l'attrezzo,ma deve contribuire attivamente alla trazione, opponendosi decisamente; in fase di rilascio, può essere positiva la sensazione che sia il braccio che regge l'arco ad indirizzare la freccia nel bersaglio, con la sua spinta, anche se in realtà si tratterà di un'opposizione costante ma controllata.
Nell'illustrazione della tecnica di tiro sono evidenziate le tre fasi dell'azione; è molto importante che nel momento del rilascio la linea costituita dall'arco sia, quanto più possibile, sovrapposta a quella rappresentata dalle braccia e spalle dell'arciere.
La sovrapposizione di queste linee di forza, e la dinamicità dell'azione, sono le basi fondamentali della tecnica di tiro.
Il momento più importante di tutto il gesto tecnico è quello del rilascio della freccia: la collimazione del mirino con il bersaglio, la ricerca del punto di contatto e l'attenzione al segnale acustico del misuratore di allungo, o all'estensione esatta della freccia per il tiratore ad arco nudo, richiedono la massima coordinazione e concentrazione; solo un serio e costante allenamento consentirà di acquisire la ripetitività necessaria per compiere l'azione automaticamente.
Il termine rilascio della freccia, in luogo di sgancio della freccia,ha una sua precisa intenzione: esso non descrive il mollare semplicemente la corda con le dita, quasi fosse un grilletto, ma è un gesto svolto da tutto il braccio,che completa il suo movimento con una semirotazione e si conclude con la mano dietro il collo dell'arciere, sopra la spalla.
Tutta questa azione deve essere eseguita con molta decisione, concentrando 'attenzione sul bersaglio da colpire, anche per alcuni secondi dopo il rilascio; questa fase, che vede il mantenimento della concentrazione mentale, in opposizione al rilassamento dei muscoli, si dimostra decisamente positiva e costituisce anche un test di controllo della posizione finale, dalla quale si possono individuare difetti di esecuzione.
Essa viene definita con il termine "follow trough".
Sarà opportuno rilevare che l'adozione della dragona ha lo scopo di evitare che la mano trattenga l'arco dopo il rilascio; questa mano deve costituire un semplice supporto, dal quale l'arco è libero di staccarsi, senza subire alcuna interferenza.
Il contatto della mano sull'impugnatura non interesserà tutto il palmo ma solo quella parte che si può identificare con una "V", che va dal pollice all'indice e termina sulla cosiddetta linea della vita; le dita saranno sempre ben rilassate.
In riferimento alle linee di forza, delle quali è già stata sottolineata l'importanza, occorre precisare che esse riguardano anche l'allineamento delle braccia; pertanto, quello della corda dovrà essere in linea con la spalla.
Se è accettabile una sua posizione leggermente più alta, non lo è in assoluto per quella più bassa,anche perché tale posizione impedirebbe, dopo il rilascio, la naturale semirotazione che deve condurre la mano sopra la spalla, dietro il collo dell'arciere.
È consigliabile dedicarsi alle prime esercitazioni ponendo il bersaglio a pochi metri di distanza ed applicare sul batti freccia un foglio di carta di colore neutro.
In questa fase l'attenzione del tiratore deve riguardare esclusivamente il suo gesto tecnico, escludendo qualsiasi impegno per la mira, l'attrezzo non dovrà disporre di altre accessori, oltre l'appoggia freccia e, come già accennato, avere un libbraggio modesto.
Solo dopo una serie di esercitazioni,grazie alle quali si sia raggiunta un'azione tecnicamente valida,si potrà introdurre l'uso del mirino, consigliabile per alcune sedute anche ai tiratori che intendono dedicarsi al tiro ad arco nudo.
Impiegando bersagli di notevole grandezza, a dieci metri di distanza,il tiratore procederà alla taratura del mirino; la sua messa a punto consiste nell'inseguire l'errore, se il punto colpito risulta alto, si alza la diottra, il contrario se basso,adottando Io stesso criterio per le correzioni in senso orizzontale.
Una volta ottenuto un buon raggruppamento, l'arciere si allontanerà progressivamente dal bersaglio, provvedendo alle nuove tarature.
Per le prime esperienze è consigliabile limitare ai dieci,venti e trenta metri le distanze di tiro, per la cui rapida ritaratura basterà tracciare un segno sul mirino, in corrispondenza del cursore della diottra.
Durante la collimazione il tiratore è in grado di intravedere, anche se l'immagine può risultare piuttosto sfocata, specialmente per chi tira con entrambi gli occhi aperti, la corda dell'arco;è molto importante il controllo del suo assetto rispetto al mirino, o la punta della freccia per i tiratori ad arco nudo.
La sua collocazione dipende dalla tecnica personale e dalla conformazione fisica dell'arciere che, comunque, dovrà controllarne ad ogni tiro l'identica posizione.
La condizione più favorevole è quella di una visione molto vicino alla diottra o alla punta della freccia, più facilmente controllabile; il senso di disagio per la sua ingerenza che si può avvertire agli inizi, rappresenterà in seguito una condizione di normalità e la sua assenza segnalerà immediatamente un difetto di assetto.
L'adozione del misuratore di allungo, riservato ai tiratori stile libero, non deve essere eccessivamente procrastinata in quanto il suo uso può creare delle difficoltà al tiratore che abbia già completamente automatizzato la sua azione; per la sua messa a punto l'arciere dovrà provvedere al taglio delle frecce nella misura opportuna, per la quale converrà abbondare leggermente in previsione di un aumento di allungo conseguente alla migliorata risposta muscolare dovuta ai progressi tecnici e ai ripetuti allenamenti.
Il tiratore dovrà, per una corretta utilizzazione del misuratore di allungo, considerare il suo segnale acustico un suggerimento e non un comando imperativo, diversamente la sua adozione potrà dimostrarsi anche negativa.
Il suo corretto uso procurerà una maggior concentrazione delle rosate, specialmente alle lunghe distanze e, una volta inserito nel proprio automatismo, diventerà un ausilio indispensabile.
Per  acquisire una buona tecnica di tiro sono necessarie numerose esercitazioni; considerando che le prime esperienze costituiranno quelle basi che accompagneranno il tiratore per tutta la sua carriera, esse dovranno essere scevre da difetti e l'arciere non dovrà mai rinunciare all'esame della sua azione.
Se si considera che una fase errata dell'esecuzione, qualora sia stata automatizzata, diventa difficilissima da correggere, risulta evidente la necessità di un notevole senso di autocritica da parte del tiratore.
Come già accennato in precedenza, il massimo profitto si potrà ottenere solo frequentando un buon corso di istruzione.